sabato 20 novembre 2010

ARRIVO A PALERMO



Da molto tempo desideravo viaggiare in Sicilia. I libri di Camilleri e Sciascia, i film di Tornatore,... C'era un vuoto nella mia esperienza dell'Italia: non ero mai andato al sud, che era diventata una parola con un significato impreciso, idealizzato. Dopo lo scorso natale ho potuto finalmente partire per Palermo e rimanere una settimana nella città.
Il volo, sebbene lo abbia fatto con Ryanair, è stato placido e non siamo arrivati in ritardo. Magnifiche viste nelle vicinanze dell'isola. Il potente vento ha fatto che sentissimo delle forti scosse prima di atterrare. Dall'aeroporto Falcone Borsellino fino a Palermo tragitto in pullman con la vista fissa in un mare di color di vino, in parole di Sciascia, e sulle costruzioni accanto al mare abbandonate o non curate e anche esempi di spiagge invase dai rifiuti che il mare aveva lasciato. Come mai potevano essere così sporche?
All'arrivo mi aspettava un uomo magrebino con una macchina che almeno aveva vent'anni e mi ha portato “all'appartamento” che avevo affittato un mese prima e che si trovava nel centro storico presso il mercato di Ballarò. Il palazzo era in mezzo a un quartiere degradato che mi ha fatto venire in mente le strade delle zone più povere della Barcellona di quararant'anni fa. Il monolocale dove avrei passato i miei giorni non era meglio: dopo essere salito su una scala angusta, sono entrato in un'abitazione riabilitata con materiali di seconda mano e mobilia provenente anche dal vicino mercato delle Pulci. L'uomo mi ha raccontato come ha disegnato e costruito con le mani una scala in legno per potere salire a una soffitta dove aveva messo il letto. Ho continuato a pensare alla Barcellona dei miei nonni, dove non capivo come potevano vivere tante persone in uno spazio così piccolo.
Invece quando ho guardato dalla finestra e ho visto un terreno senza edifici in mezzo ai palazzi in cui le macchine venivano parcheggiate senza ordine e accanto la strada (di fatto un vicolo), una montagna di rifiuti domestici aspettavano essere raccolti, ho pensato a Valencia e al quartiere del Carmen negli anni settanta.
Dinanzi c'era un palazzo identico. Nel secondo piano, fuori nel balcone si potevano distinguere tra la cianfrusaglia una rete del letto, un comò logorato e un'antena satellitare annodata alla ringhiera . Tutto il quartiere era abitato da immigrati che stracolmavano tutte le case e anche i vecchi palazzi della nobiltà palermitana.
Dall'inizio, il mio arrivo a Palermo è stato anche un viaggio nel tempo e nella mia memoria. Ho riconosciuto tante cose che noi abbiamo vissuto molto tempo fa e che forse sono state dimenticate. È stato un inizio di viaggio molto particolare.

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